Karel Thole, astronauta della psiche

Paura dal profondo

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di Giorgio Perlini

Tra i tanti ricordi che si contendono uno spazio nella mia memoria ormai piena di illustrazioni ce n’è uno che risale veramente molto indietro. Vicino a casa mia c’era un’edicola (e c’è ancora) dove noi bambini, usciti da scuola, correvamo a comperare le figurine. In una delle vetrine laterali erano esposti, abbandonati all’azione impietosa della luce solare, dei libri tascabili. Fu lì, per esempio, che acquistai alcuni dei miei primi Oscar Mondadori a fumetti, dedicati ai personaggi Disney. Un giorno comparve in quella bacheca un volumetto di Urania sulla cui copertina dei mostri si stagliavano sullo sfondo di una chiesa distorta con annesso predicatore apocalittico sulla soglia. Erano creature veramente disgustose; una assomigliava ad un’iguana con appendici quasi umane, occhi di gelatina e ali da pipistrello, l’altra aveva l’aspetto di una chimera rosacea a quattro zampe, con cadenti seni femminili, tutta rugosa, di una rugosità che sembrava reale. Mi sconcertava tanto la fantasia quanto il modo in cui il disegnatore era riuscito a rendere concreta la pelle flaccida della creatura. Quella copertina, già spaventosa di suo, diventava quasi insostenibile quando passavo in edicola di sera. Sotto le luci fioche dei lampioni sembrava che i mostri si muovessero, io mi spaventavo ma non potevo resistere dall’andare a sbirciare. L’immagine mi restò in mente per tanto tempo, ma il titolo del libro non me lo sarei mai ricordato se anni dopo non ne avessi trovato una copia nella biblioteca di mio nonno (dunque ora posso essere preciso: si trattava di una antologia dello scrittore Lester Del Rey il cui titolo era Invasori ed invasati. Inoltre, visto che la pubblicazione era del 1974, so anche che all’epoca del nostro primo incontro avevo nove anni). Mio nonno si interessava un po’ di tutto però non era un grande amante della fantascienza. Credo che quel libro non l’abbia mai letto, credo che sia rimasto affascinato anche lui da quella copertina, tanto da acquistarlo. Ed io, col senno di poi ed il libro finalmente in mano capii. Capii perché la pelle di quel mostro sembrava così in rilievo; perché ERA in rilievo. L’artista l’aveva dipinta su di un foglio ruvido, strisciandoci sopra i colori poco diluiti, così da far acquisire loro la tessitura della carta. Quell’artista era Karel Thole.

Thole era nato nel 1914 a Bussum, cittadina residenziale vicino ad Amsterdam, e dopo aver studiato disegno alla scuola statale di disegno dal vero di Amsterdam, ubicata dentro al Rijksmuseum (quale posto migliore?), si era trasferito in Italia dove aveva iniziato una collaborazione con il quindicinale Urania, pubblicazione che proponeva romanzi fantascientifici (Urania era la musa greca dell’astronomia), che sarebbe andata avanti con successo per ventotto anni. E’ evidente che i lettori erano entusiasti delle sue copertine, immagini che richiamavano sia il surrealismo che la pittura metafisica, chiuse dentro ad un cerchio-oblò che divenne il simbolo della pubblicazione; col tempo cambiavano i direttori della pubblicazione ma non il copertinista. E la cosa strana è che la fantascienza di Thole ha poco di classico del genere; la parola stessa “fantascienza” evoca macchinari complessi, astronavi scintillanti, robot e computer. Ed in effetti è ciò che mostra la gran parte dei disegnatori impegnati nel campo. Thole no. Le sue illustrazioni mettono in scena visioni surreali legate ad archetipi (il mostro, la bambola rotta, il deserto, la stanza vuota, l’insetto gigante, la maschera, il gatto nero, l’uomo senza volto) che scavano nell’inconscio degli spettatori suscitando profonde inquietudini. Non c’è niente di scintillante e futuribile, è tutto arrugginito e polveroso, i paesaggi hanno rocce che si liquefanno, gli abitanti hanno facce che si sgretolano come i cretti di Burri. Il calcolo del computer e la progettualità tecnica del designer sono sostituiti dalla fantasia macabra dell’artista e dalla pastosità della sua tecnica. Emerge prepotentemente l’artigianalità orgogliosa di un processo creativo lento, pastelli e tempere, il pennello laddove ci si aspetterebbe l’aerografo, pennello addirittura usato come un pennino, intessendo graffi sottili e modulati sulle superfici da rilevare, come uno scalpello che lascia i segni nel marmo (vedi la copertina per il romanzo di Richard Matheson Io sono Elen Driscoll). Detto in altri termini la personalissima science-fiction di Thole, paradossalmente, sa molto più di passato che di futuro. E non parlo di passato nel senso di fantascienza retrò alla Verne, intendo proprio il passato dell’uomo, ere antiche durante le quali si formò una sorta di inconscio collettivo dell’umanità. Non mi ricordo più chi scrisse una volta in merito a Thole : “ Alzi la mano chi non ha mai comperato una copia di Urania solo perché gli faceva paura la copertina ”. Ecco, non faceva paura solo a me e a mio nonno ma a tutti coloro che la videro.

Porsi di fronte ad un’illustrazione di Thole è come essere sottoposti ad un test psicologico con le macchie di Rorschach, con la differenza che il risultato è sempre spaventoso. Tra l’altro nella gestazione di quelle immagini c’è una componente casuale che è proprio la stessa delle macchie del test. Intendo dire che certe composizioni dell’artista olandese sono ottenute, come facevano anche Renè Magritte o Max Ernst, rovesciando dei colori sul foglio e lasciando che si spandano e poi si asciughino mescolandosi e creando effetti bizzarri (per esempio la copertina di Sogno dentro sogno, di John Hill), oppure spugnando il colore e lasciandolo aderire solo parzialmente al supporto. Tale supporto è prevalentemente di carta nera. “Il foglio bianco mi spaventa, e per questo motivo uso spesso la carta nera: è come una stanza buia di cui non so niente, non so se sia piccola o grande, non so cosa ci sia dentro, così è piena di misteri, che tocca a me scoprire e illustrare, perché sono un illustratore e non un pittore. Quest’ultimo si esprime senza venire condizionato, ciò che produce viene sottoposto alla critica del pubblico direttamente, mentre il mio prodotto è conosciuto solo come riproduzione che ha lo scopo di vendere.” Con queste parole Thole descriveva il suo lavoro costretto entro certi parametri, ma Fruttero e Lucentini, curatori della collana Urania, raccontano come l’artista (nonostante le sue dichiarazioni siamo convinti di poterlo chiamare così) avesse un modo rispettoso ma assolutamente indipendente nel lavorare; non leggeva quasi mai i romanzi di cui doveva illustrare le copertine, si faceva narrare i punti salienti e sopratutto si faceva consigliare i soggetti da inserire nel disegno, prendeva appunti ed eseguiva uno schizzo in estemporanea, poi se ne andava a lavorare. E quando tornava col lavoro finito aveva stravolto tutto e dipinto ciò che gli pareva. Eppure gli scrittori si dicevano sempre soddisfatti di quelle copertine, dove trovavano ben rappresentato lo spirito delle loro opere.

Thole ha continuato con dedizione il suo lavoro fin negli ultimi anni quando cominciò ad avere problemi di vista. Venne costretto a dipingere con lenti di ingrandimento da orologiaio, strumenti indispensabili ma anche simboli della sua dichiarata artigianalità. Poi arrivò a dover usare una telecamera che gli consentiva di osservare i suoi disegni proiettandoli ingranditi. Nel 2000 il maestro olandese si è spento nella sua casa a Cannobio, sul Lago Maggiore.

Ora che vaga veramente nello spazio siderale, chissà se scruta ancora la nostra psiche, affacciato da quell’ oblò che per quasi trent’anni fu la cornice delle sue straordinarie illustrazioni.

 

Libri consigliati per lo studio delle illustrazioni di Thole:

Le Primavere del Mostro, testo di Piero Zanotto, Quadragono Libri, 1976, volume cartonato in folio.

Manuale dell’Ignoto – La pittura fantascientifica di Karel Thole, a cura di Fruttero e Lucentini, Mondadori, 1981, in quarto, volume brossurato

Pianeta Thole, a cura di Dino Aloi e Riccardo Migliori, Unidea, 1987, volumetto brossurato, in ottavo (catalogo della mostra retrospettiva dell’artista a Torino).

Si segnalano inoltre l’edizione delle Cronache marziane di Ray Bradbury che Mondadori pubblicò nel 1971 nella collana “Classici di ieri e di oggi per la gioventù”, magistralmente illustrata da Thole con dieci disegni in bianco e nero (più la copertina a colori) ed i Racconti di Edgar Allan Poe editi da Nuages nel 1994 a tiratura numerata, in un volume brossurato in quarto, con delle belle tavole a colori, canto del cigno del maestro.

Una curiosità che conferma l’amore dei fan per il maestro olandese: la prima copertina eseguita dall’artista per Urania è quella del numero 233, dell’anno 1960, mentre l’ultima – voluta per celebrare i quarantacinque anni della pubblicazione – con la copertina del maestro è quella del numero 1330 dell’anno 1998. Ebbene, se si effettua una ricerca in rete si trovano immediatamente le relative immagini di Thole ed è più arduo trovare i titoli dei romanzi ed i rispettivi autori, che passano in secondo piano.

 

Biografia:

Karel Thole (all’anagrafe Carolus Adrianus Maria Thole) è nato nel 1914 a Bussum, poco lontano da Amsterdam (Olanda). Disegna, come tutti i bambini del resto, fin dalla scuola elementare, colpito particolarmente dai soggetti del circo. Dopo la scuola secondaria ad Hilversum si iscrive alla scuola statale di disegno di Amsterdam e subito dopo si cerca una professione che gli permetta di dar sfogo alla sulla sua voglia di usare matite e colori. Questa ricerca lo porta a muovere i primi passi nella grafica e nella pubblicità, poi nell’illustrazione in bianco e nero eseguita ad inchiostro con pennino (tanto per fare un esempio dell’impulso di disegnare di Thole e della sua velocità esecutiva si pensi che il  primo volume dell’edizione olandese della trilogia del romanzo Danza attorno al patibolo, è corredato da centoventi illustrazioni, il secondo volume da settanta ed il terzo da altre cento). Il suo nome diventa quello più conosciuto tra gli illustratori dell’Olanda e così gli arrivano anche commissioni per la decorazione di vetrate e pareti di edifici importanti, il cui culmine è rappresentato dalla sala dei concerti di Amsterdam. Eppure l’artista si sente troppo confinato e decide di spostarsi, così nel 1958 parte per l’Italia e si trasferisce a Milano con la moglie e quattro figli. Nel 1960 inizia la sua collaborazione (che dura fino al 1998) con al casa editrice Mondadori ed in particolare con la collana Urania, di cui Thole esegue le famose copertine che costituiscono il corpus più sostanzioso e più amato della sua intera carriera. Nel frattempo espone in numerose mostre, sia personali che collettive, prevalentemente Italiane, ma la notorietà raggiunge anche l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Negli anni Ottanta è costretto a rallentare il lavoro a causa di un problema alla vista che non gli impedisce comunque di completare nel 1994 l’ultimo capolavoro, le illustrazioni per i Racconti di Edgar Allan Poe delle Edizioni Nuages. Nel 2000 l’irrefrenabile matita del maestro si è fermata insieme al suo cuore.

 

Apparso su AROART ACTION n. 6 del 2011




Commenti

  1. 01. Emanuele

    Uno dei più grandi artisti del secolo.

  2. 02. Giorgio Perlini

    Caro Emanuele
    grazie per il commento. Credo anche io che Thole sia stato straordinario, la mole di ciò che ha prodotto è smisurata ed il livello sempre decisamente alto. Inoltre ha realizzato cose alla portata di tutti e questo, che molti reputano un difetto, credo sia sia invece un grande pregio.

  3. 03. Bruno Brussa

    Grazie mille per la qualità di questo articolo, l’ho letto tutto di un fiato…ero alla ricerca di uleriori informazioni su questo straordinario personaggio che con le sue copertine mi ha tenuto compagnia nelle lunghe notti della mia adolescenza , quando sulla tastiera del letto facevano capolino una miriade di Urania da leggere o già letti… diciamo che anche io ho seguito un percorso simile a quanto esposto inizialmente in questo bellissimo articolo.. all’uscita da scuola passavo sempre davanti ad un negozio di libri usati dove nella confusione piu totale della vetrina mi scrutava la meravigliosa e paurosa copertina di K.T. ..era per l’esattezza la copertina del numero 987 di Urania “L’occhio del purgatorio”…mamma mia ..ancora a distanza di 35 anni ricordo..quanta paura, quanto fascino, quante sensazioni quelle poche immagini racchiuse in quel cerchio rosso…mai più negli anni ritrovate con nessun altro…inarrivabile artista come pochi…un omaggio a questo grande maestro. Grazie ancora per il bel articolo. Bruno Brussa

  4. 04. Giorgio Perlini

    Gent. sig. Brussa, sono io che debbo ringraziarla per la sua partecipazione all’interno del sito. Il ringraziamento è doppio: primo per la condivisione; mi commuovo sempre un pochino quando apprendo che altri hanno un vissuto, almeno in parte, simile al mio, ed il suo entusiasmo mi conferma che le cose stanno proprio così. Secondo perché questo sito nasce per cercare altri appassionati con cui scambiare impressioni o critiche, oltre che informazioni di carattere tecnico o collezionistico. Non è facile raggiungere molte persone in un settore ancora di nicchia come l’illustrazione ed interventi come il suo risultano corroboranti.
    Nel caso non se fosse ancora a conoscenza le segnalo che nel 2012 la Fondazione Rosellini di Senigallia ha dato alle stampe un ottimo volume – in tiratura di 1000 copie – con tutte le copertine di Urania del maestro, intitolato “Karel Thole pittore di fantascienza”. Nel mio articolo non è menzionato in quanto scritto un anno prima per la rivista AeroArtAction (ora scomparsa).

  5. 05. Bruno Brussa

    La ringrazio infinitamente per la segnalazione Sign Giorgio, non ero assolutamente a conoscenza di questo volume della fondazione Rosellini, le riscrivo per dirle che nell’informarmi mi ha fatto un preziosissimo regalo di Natale..ovviamente e tempestivamente ho già provveduto all’acquisto..mi auguro solo arrivi al piu presto possibile 🙂 Un caro saluto e un augurio di Buone Feste. Bruno Brussa

  6. 06. Giorgio Perlini

    Ben lieto di esserle stato d’aiuto. E buon Natale anche a lei!


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