Italo Calvino, Sergio Tofano e Marcovaldo

Il tempo della scrittura, dell’illustrazione e della lettura

di Giorgio Perlini

Questo pezzo è dedicato allo scorrere del tempo ed alla Maestra Morici, la quale in quinta elementare (Scuola Federico Conti di Jesi) nei pomeriggi del tempo pieno ci leggeva con trasporto I Miserabili e poi, per alleggerire, Marcovaldo. Credo che, da convinta comunista qual era, cercasse un filo rosso tra certi protagonisti del proletariato, e così passava con disinvoltura da Jean Valjean a Marcovaldo. Noi ragazzini partecipavamo con sofferenza alle disgrazie del galeotto e ci ritempravamo con la simpatia che ci ispirava il manovale della misteriosa “Sbav”. Il ricordo del primo col passare degli anni si affievoliva ma restava l’archetipo sotterraneo delle fogne parigine, quello del secondo, al contrario senza collocazione geografica (in effetti lo scrittore non nomina nessuna città), era indelebile per un’immagine oltre che letteraria anche disegnata: Marcovaldo che viene sorpreso di notte da un tutore dell’ordine mentre cerca di segare un totem pubblicitario.

Dal racconto impariamo che il cartellone in questione è la pubblicità di un anti infiammatorio e l’agente di polizia scambia il manovale, paralizzato dalla paura di essere scoperto, come parte della reclame; ignaro che Marcovaldo sta cercando di procurarsi legna per il camino, l’agente apprezza il colpo di genio del creativo che ha visualizzato l’emicrania come fosse una sega inserita nella sagoma di una testa di legno. Il disegno che sintetizza tutta la storia è di Sergio Tofano. Non so se la maestra ci disse il nome dell’illustratore però quel disegno era (e lo è ancora) perfetto. Tofano, autore ed interprete teatrale, attore cinematografico, creatore di tanti personaggi del Corriere dei Piccoli firmati “Sto” tra i quali spicca il Signor Bonaventura, vera icona del Novecento capace di tradurre agli occhi dei bambini l’Avanguardia cubo-futurista meglio di quanto non avessero fatto i burattini di Depero, negli anni Sessanta aveva rarefatto la sua attività di illustratore per dedicarsi principalmente alla televisione. Pare che Calvino ricordasse con affetto l’epoca in cui leggeva il Corriere dei Piccoli (ma è anche vero che dichiarò di mentire spesso intorno al suo passato), dunque la scelta di Tofano per disegnare le disavventure del suo operaio è facile da capire. Così, dopo la pubblicazione degli episodi sul quotidiano L’Unità, nel 1963 appare la prima edizione in volume di Marcovaldo per i tipi Einaudi, completa di tutte le novelle. E’ il numero 14 della serie “Libri per ragazzi”, anche se la dicitura non è riportata. Solo successivamente traslerà nei “Coralli” destinati agli adulti. Tutti i volumi di questa serie dedicata ai giovani (tra gli autori figurano Elsa Morante, Mario Lodi, Gianni Rodari, Antonio Rubino, Mario Rigoni Stern) erano illustrati e la presenza di Tofano aggiunse prestigio all’operazione. Il tratto dell’artista, agile fin dalla partenza, si era raffinato nel tempo asciugando la curvatura ripetitiva ed un po’ troppo meccanica degli inizi fino a divenire un filo di rame elettrico, un flusso di corrente e anche di eleganza. Non poteva esistere disegnatore più adatto ad interpretare la prosa di Calvino, leggera, piacevole, netta. In effetti il manovale sarebbe potuto uscire dalle strisce rimate del Corriere dei piccoli. L’esile contorno a china delle figure, sovente interrotto, è parzialmente riempito con macchie d’acquerello in cui il pigmento è sublimato come vapore. Lo scrittore aveva di che essere soddisfatto della collaborazione, le illustrazioni centrano il fulcro della novella richiamando l’attenzione anche sui personaggi secondari. Appare inoltre una forte unità di intenti nel cercare di trasformare prosa e disegno in poesia. Insomma Calvino attinge ai suoi piacevoli ricordi delle storielle di Tofano e Tofano legge attentamente le novelle di Calvino per aderirvi con rispetto ma senza sforzo.

Tornando al disegno di partenza, l’unico che mostrando un notturno sostituisce le chine dei contorni con un segno morbido di pennellino, c’è un dettaglio che mi sembra interessante rilevare: Calvino scrive “Il cartellone di una compressa contro l’emicrania era una gigantesca testa d’uomo, con le mani sugli occhi dal dolore” e Tofano prende spunto dalla diffusa pubblicità del “Veramon” con la testa femminile sorretta dalle mani che finiscono piegate ad angolo retto sopra le palpebre. Il farmaco curava mal di denti e cefalea e la sua immagine-marchio, veramente bella nella plasticità dei volumi che simulavano una scultura, era opera di Gino Boccasile. A sua volta Boccasile si era ispirato ad un precedente manifesto di Achille Luciano Mauzan, il più aggressivo dei pubblicitari della sua epoca, per il medesimo prodotto. Insomma un bel passaggio di testimone fra tre illustratori. Gli anni sono quelli dell’inizio del boom economico e Calvino ritorna più volte sulla questione dell’invasività della reclame nell’urbanistica e nella vita di chi abita in città. Un’altra bella trovata è la realizzazione di una copertina che fa riferimento alla prima novella: lo fa con una mezza illustrazione, Marcovaldo che si piega in avanti per osservare i funghi nati in una aiuola; l’altra metà è inserita tra pagine del racconto e mostra un netturbino, raccoglitore rivale di funghi, che scruta le mosse di Marcovaldo da lontano. Di questa scomposizione ci si accorge man mano che si avanza nella lettura, scandita dalle tavole fuori testo, nelle quali il disegno è inserito in luminosi e vasti spazi bianchi. Anche il testo è così arieggiato, tutto contribuisce ad una sensazione di leggerezza per una prosa sì divertente ma che ogni volta conduce alla riflessione. Il nero è cancellato dalla tavolozza, esiste solo in chiave simbolica (i topi per pranzo in un terribile incubo, la governante inviperita che accusa Marcovaldo di furto, il gatto che salta in faccia ad un muratore). In quarta di copertina vi è un mezzobusto del manovale che osserva una coccinella. L’immagine non fa riferimento ad uno specifico racconto ma è emblematica nel presentarci il personaggio, un ritratto quasi psicologico. E’ anche tracciata con un segno diverso, che si slabbra al termine delle curve, forse proprio a suggerire che si tratta di una chiosa. Le novelle sono disposte in successione temporale una per stagione, partendo da una primavera e terminando dopo venti racconti con un ultimo inverno, dunque attraversano cinque anni della vita di Marcovaldo (Calvino ne impiegò dieci per completare il ciclo, Tofano decisamente meno per illustrarlo, tutti i disegni recano la data del 1963). Io non ricordo se dedicammo tutto l’anno della quinta elementare all’opera ma il piacere della sua recente riscoperta è stato tanto intenso quanto breve è la lettura di un libro di 125 pagine, piene di rilassanti e meditativi spazi vuoti. Grazie a Calvino e a Tofano. E grazie di cuore alla maestra Morici.

 

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, di Italo Calvino, illustrazioni di Sergio Tofano, cartonato in quarto, Einaudi, 1963. Rieditato più volte anche in versione brossurata.




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