Con De Groene 1940 – 1945 ho imparato a non fidarmi delle copertine. De Groene ha l’apparenza piuttosto sommessa di una delle tante pubblicazioni belliche eseguite sotto l’etica del rispettoso risparmio autoimpostosi da tutti i paesi coinvolti nel conflitto. Certo esisteva anche una stampa di propaganda in cui si ricorreva ad una magniloquenza che poteva ben oltrepassare le spese consentite, ma l’albo in questione è un’opera di antipropaganda concepita in clandestinità. Se non fosse per la bizzarria del colore della brossura, passerebbe inosservato. In realtà quel colore non era così insolito all’epoca. Il titolo, che si traduce letteralmente “Il verde” fa riferimento all’inchiostro, ma in certi casi anche alla carta, in uso nel settimanale olandese omonimo (1), ancora esistente ma stampato senza troppa originalità in nero (con foto a colori) su comune carta bianca. Io ne trovai una copia anni fa in un mercato di antiquari nelle Marche, e se non l’avessi vista sfogliare ad un avventore non l’avrei aperta. Ricordo bene il lampo che attraversò i miei pensieri: “E’ meraviglioso, rimettilo subito a posto…”. Credo che quel potenziale cliente fosse poco interessato o forse distratto perché io non penso di possedere capacità di influenzare il pensiero degli altri, neanche quando desidero con tutte le forze qualcosa, fatto sta che l’albo tornò immediatamente sul banco, pronto per essere acquistato da me. Neanche il venditore sembrava averne colta l’importanza grafica e me lo cedette dopo rapida trattativa. Suppongo che l’ostacolo vero fosse costituito dalla lingua benché i testi siano in tale pubblicazione decisamente in secondo piano, e mi disse anche che aveva avuto l’idea di sciogliere le pagine e metterle in vendita separatamente ma il libro si presentava in condizioni ancora molto buone e così aveva desistito. Insomma era proprio destino che finisse a casa mia.
Cosa c’è di così prezioso in quell’albo di guerra? I fogli interni di De Groene sono stampati in litografia con colori talmente brillanti da dover socchiudere gli occhi per guardarli. Ogni tavola ha un solo tono, che però cambia da una all’altra. Ed in quella sintesi monocromatica è racchiuso il segreto della forza che si sprigiona nell’abbinamento con i disegni, dettagliati come meccanismi di precisione. L’autore è Leendert Jurriaan Jordaan, artista olandese dalla personalità multiforme, cinefilo fino a divenire critico cinematografico, collaboratore di molte testate giornalistiche. Ma dal 1940 al 1945 l’occupazione nazista dell’Olanda fa cessare la pubblicazione di De Groene che si vantava di essere “settimanale indipendente”. Dunque è difficile ricostruire dove siano apparse le 32 tavole che compongono questo albo, o se questa raccolta, datata gennaio 1945, costituisca la loro prima effettiva pubblicazione. A confondere i dati arrivano titolazioni alternative attribuite al fascicolo in questione: “De Groene Amsterdammer nell’Olanda occupata”, “Album dei ricordi di L.J.Jordaan”, che è il sottotitolo della raccolta, e l’anglofono “Nightmare about the Nederlands”, ricavato dalla tavola di apertura. Di accertato c’è che l’artista disegnasse in segreto in uno studio situato a pochi passi e sulla stessa strada in cui era posto l’ufficio della Gestapo. Forse fu proprio l’eccessiva vicinanza a non destare sospetti. Esiste una fotografia che mostra Jordaan al lavoro con matite, pennini e strumenti metallici appuntiti, bulini con i quali ricavava i dettagli in negativo sottraendoli al nero. La cura estrema di questi disegni e l’attenzione riservata alla stampa contrastano con l’idea di un’arte eseguita nella fretta della clandestinità e riprodotta con mezzi di fortuna. Se ci fu una primissima edizione fuorilegge di tali tavole sicuramente la loro resa editoriale non si presentava smagliante come questa. Stilisticamente l’attacco politico di Jordaan si serve di composizioni semplici per risultare immediato, eppure qualche ricercata vischiosità simbolista può rendere complessa la lettura. Restando palese che il messaggio reiterato ed univoco è che il Nazismo è il Male, il fuhrer la relativa divinità ed il suo entourage la cerchia mistica dei massimi officianti del culto blasfemo (che è esattamente quanto tutti i paesi nemici di Hitler veicolarono nelle rispettive campagne di propaganda), proverò qui di seguito a suggerire spunti per una possibile decifrazione di alcune illustrazioni. Iniziamo da quella con il soldato della Wehrmacht che fa irruzione in una casa rompendo il vetro della finestra: il titolo “Come un ladro nella notte – 10 Maggio 1940” si riferisce all’invasione dell’Olanda iniziata tramite bombardamento notturno. Il blu del cielo che lascia spazio al bianco della luna senza linea di contorno è una raffinatezza grafica notevole per un soggetto tanto barbaro. In “Errore” il militare che cade a terra arrancando verso il mantello fuggevole allude alla mancata cattura della principessa Guglielmina del Belgio, che dopo il bombardamento di Rotterdam (15 Maggio 1940) fuggì con cinquemila funzionari in Inghilterra dove formò il governo in esilio dei Paesi Bassi. Dunque la stola che prende il volo sotto lo sguardo ferino del soldato è quella regale. Vi è poi una tavola con quattro esseri mostruosi seguiti da un nanetto in uniforme: il titolo è un gioco di parole tra “Il nuovo ordine in marcia” e “La nuova orda in marcia”. Il corteo della macchina bellica è costituito da Tradimento, Terrore e Miseria, ed è chiuso in modo ridicolo da Anton Adrian Mussert, olandese fondatore del NSB, che verrà condannato a morte alla fine della guerra per alto tradimento. L’omaggio alla pittura di Bosch e di Bruegel è palese, ma vi anche un più generico tributo alle numerose Totentanze medievali. “Arriva la nonna a raccontare le favole” mostra Goebbels travestito da vecchietta come il lupo di cappuccetto rosso. Le favole narrate sono quelle diffuse per radio dal ministro della propaganda, il quale però non risulta così convincente, visto che l’ascoltatore scappa abbandonando tutto sul divano. Una tavola in rosso riporta al di sopra di un taxi gratuito del NSB la “Protezione tedesca” ma nonostante la pioggia i cittadini olandesi rifiutano sdegnati volgendo lo sguardo altrove. Sul cadavere della spettacolare tavola cobalto chiamata “Il vampiro” vi è un cartiglio con la scritta “Potere popolare olandese”. Il riferimento è al celeberrimo “Incubo” di Fussli, ma la creatura demoniaca con la cresta di pugnali ed il tubo della maschera antigas conficcato nell’addome della vittima è ben più inquietante di quelle dipinte dall’artista svizzero. “In questo segno…!” tira in ballo il sogno di Costantino ma la croce latina trasformata in svastica non è affatto un presagio di vittoria: si può venir crocifissi anche sulla croce uncinata. “La follia che si scatena” è una caricatura di Goebbels in chiave femminile mentre diffonde ovunque l’avvertimento “Vietato agli Ebrei”. Sui suoi occhi brilla mirabilmente il delirio dello stato più acuto della demenza. “Pecunia non olet” espone la corruzione degli industriali che si arricchiscono collaborando col nemico: dalla betoniera esce valuta tedesca. L’immagine con il ritratto di Rembrandt in uniforme del movimento nazional-socialista olandese ha nel titolo un gioco intraducibile in Italiano, a metà tra “Compagno di cultura” e “Cultura da scimmie”, dunque esprime il concetto di una devoluzione fino allo stadio precedente l’umano. Come potrà un popolo di naziscimpanzè apprezzare l’arte, peraltro già snaturata dalle logiche di regime? Vi è poi una tavola capolavoro, “Non per forza o per violenza ma per Mio Spirito”, in cui Jordaan fonde due citazioni. Trattasi della veronica di Gabriel Von Max, celebre per il volto di Gesù i cui occhi sono aperti nonostante le palpebre abbassate, e la raffigurazione di Lucifero realizzata da Franz Von Stuck identificata con la caricatura di Hitler. Ma nell’immaginario di Jordaan sono presenti anche punti fermi dell’estetica nazista, e così la bella figura femminile in rosso de “La luce nella notte” rischiarata dalla torcia eroica della stampa illegale è rubata al cinema di Leni Rifenstael. L’ultima donna, quella abbandonata a se stessa dopo l’ubriacatura provocate dalle bottiglie con l’etichetta “Vittoria” è la Germania, ed il suo gatto si chiama “Ritorsione”.
Mi fermo, altre immagini non hanno bisogno di soccorso ermeneutico. Mi piacerebbe saperne di più sull’artista. Attendo un catalogo, magari incompleto ma comunque corposo, pare che tra satira politica e vignette ulteriori la produzione comprenda quasi 2500 disegni. Temo però che attenderò invano.
(1) La rivista, nata nel 1877 con il nome di Amsterdammer, divenne De Groene Amsterdammer dal 1925, per differenziarsi da un altro magazine che ne copiò il titolo. L’identificazione cromatica fu immediatamente tanto forte che la seconda parte del nome venne sempre ritenuta superflua.
L. J. Jordaan, De Groene 1940 – 1945, album brossurato in quarto, rilegato con spirale metallica, cliché di Nauta & Haagen di Amsterdam, stampato da Boom-Ruygrok di Haarlem e rilegato da Brandt & Zoon di Amsterdam, 1945.
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