Ingenuità e raffinatezza di Pierre Zenobel

Può la grafica salvare un libro?

di Giorgio Perlini

 

Le livre des Animaux delle éditions de Cluny, (che si trovavano al numero 18 di rue de Condé a Parigi, e pare siano durate solo una decina d’anni a partire dal 1930) sarebbe un libro per l’infanzia piuttosto banale, a partire dal titolo. Tutti abbiamo imparato a conoscere gli animali attraverso libri vagamente noiosi, cambiavano le mode e dunque i disegnatori seguivano nuovi stilemi ma senza concessioni d’originalità. A volte la colpa passava -con una certa ipocrisia- senza peccato in quanto “tanto è un libro per bambini, mica un’opera d’arte”, in altri casi più che colpa era dolo perché il disegnatore si rivelava proprio sciatto, ed altre volte ancora la responsabilità ricadeva sull’editore la cui richiesta di aderenza alla realtà castrava ogni iniziativa artistica. Ma di tutto questo ce ne saremmo accorti solo con il senno di poi. Dunque, dicevo che il libro in questione “sarebbe” così, scritto da un ignoto e figurato da un illustratore mediocre che nei piccoli disegni a china a margine delle pagine, abbinati ad una certa ironia del testo, diventa perfino brutto. Ma questo volume spicca sui suoi omologhi in quanto possiede un innegabile fascino Art Decò. A partire dalla copertina in cui la silhouette stilizzata di un daino si ritaglia davanti ai cespugli rossi ottenuti ad aerografo con un effetto carta da parati. Il lettering, dei medesimi colori dell’immagine, è funzionale e bilanciato. Sfogliando il libro balzano fuori animali il cui colore acceso e piatto predomina sul disegno puro, offuscandone ingenuità non volute e carenze nelle conoscenze anatomiche. Ogni immagine è concepita in bicromia con la costante del nero. Gli sfondi a spruzzo, in pochoir oppure puntinati, che tanto richiamano le decorazioni su ceramica dell’epoca, accentuano le campiture omogenee delle figure. Inoltre i colori sono studiati per abbinarsi con eleganza nelle pagine che si fronteggiano (in verità, data l’assenza della numerazione, in alcune copie le pagine risultano rilegate in modo che il colore sia uniforme, e l’effetto è meno attraente). Ecco allora in questo libro avverarsi una sorta di miracolo estetico: la cura dell’impostazione grafica è tale da rendere invisibili certe brutture altrimenti intollerabili. Tale attenzione è sicuramente opera dello stesso disegnatore perché l’unico dato che sono riuscito a scovare su di lui è che ha realizzato alcuni manifesti pubblicitari, tutti impostati con questo stesso gusto. Si chiama Pierre Zenobel, è nato in Svizzera nel 1905 e morto nel 1996, poi più niente. In Le livre des Animaux per ogni animale raccontato viene scelto un font differente da utilizzare nell’intitolazione e sono convinto che si tratti di font inventati da Zenobel. I nomi zoologici vengono inseriti nella pagina in modi sempre diversi, a volte incorniciati, a volte sfondati, altre volte incastrati nel disegno (si veda la scimmia). Vi è anche una ricercata corrispondenza fra l’animale ed il relativo lettering: sinuoso appare il nome “Boa”, voluminoso ed ondeggiante “Baleine”, algido “Ours polair”, spigoloso “Crocodile”, rigato curiosamente in orizzontale “Zèbre”, alto e sottile “Girafe”, arioso “Aigle”. Particolarmente riuscita la similitudine tra i grandi occhi luminosi con pupilla verticale del gufo ed i font tagliati al centro da filetto bianco del nome francese “Hibou”. L’eleganza suprema la raggiunge il pavone, la cui fusione con il nome potrebbe essere l’insegna di uno di quei locali di spettacoli notturni di cui pullulava Parigi negli anni Venti e Trenta. L’estrema libertà di queste scelte rende la lettura dinamica, figure e blocchetti di testo si bilanciano in un equilibrio perfetto ed elegantissimo. Sembra quasi che ogni pagina diventi un manifesto (1). In chiusura, senza descrizione alcuna, si accampa un marabù, uccello comune nel gusto dell’epoca come decorazione di oggetti da scrivania tipo calamai; ma soprattutto la scelta appare appropriata in quanto il marabù era frequentissimo, forse per la linea dritta della schiena, nelle coppie di fermalibri.

Per quanto mi riguarda questo libro, nonostante i suoi difetti, è un capolavoro d’Art déco. Penso proprio che, una volta tanto, scriverò poco e lascerò parlare le immagini, oramai il concetto è chiaro: a volte l’impostazione grafica conta più del disegno (figuriamoci della parola).

Le livre des animaux, illustrazioni di Pierre Zènobel, cartonato in ottavo, Editions de Cluny, Paris, stampa Ducros et Colas, s.d. (1930 circa).

Note:

(1) Inevitabile l’accostamento dell’immagine del gatto con la celebre affiche del cabaret di Mont-Martre “Le chat noir”, opera di Steinlen del 1896. Zenobel liscia il pelo arruffato del felino di Steinlen per ottenere una forma sintetica ma copia dal predecessore l’idea dei ciuffi graffiati all’interno della massa nera.

 




Commenti

  1. 01. Paolo Forni

    Molto accurato, ricco di informazioni e belle immagini su un bravo autore di cui si conosce pochissimo seppure non troppo distante temporalmente da noi

  2. 02. Giorgio Perlini

    Già. Un illustre sconosciuto o quasi. Magari in futuro scopriremo qualcos’altro…


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